Questa non vuole essere una
conclusione, un finale volto a dimostrare con risposte certe, chiare, tesi o
pensieri agli altri appassionati, al contrario vuole essere l’auspicio dal
quale nasca un dialogo, dove ognuno porti ciò che ha di suo, con qualsiasi idea
o mezzo.
Vuole essere l’auspicio di un
appassionato che sente di dover ricevere gratificazione dall’impegno nel
sostenere ciò a cui crede, senza chiusure, ma con la possibilità di crescere
offerta dal dialogo con le altre persone, come è possibilità di crescita il
sistema dei trasporti che unisce la gente.
Sono molte le riflessioni che
potremmo fare ripensando agli argomenti citati nelle pagine precedenti, ma
limitandosi a due di questi potremmo citare per primo il periodo storico nel
quale è nato e si è affermato l’automezzo pesante, il camion. Questo nella
prima metà del novecento dove le due guerre mondiali rappresentano il male, la
violenza degli uomini e, di contro, nello stesso periodo, le grandi capacità
tecniche e scientifiche degli stessi, che procedevano parallelamente, come a
voler dimostrare le paradossali contrarietà dell’essere umano.
Infatti sembra che tanto
progresso, rappresentato anche da questi autoveicoli, sia figlio dei periodi
bellici perché, logicamente, un paese in conflitto vede bloccarsi la vita
civile impegnandosi totalmente con persone e industrie in un unico fine, e
impiega, come nel caso dei camion, tutta la sue produzione per l’uso agli
eserciti. Perciò questo periodo, con la sua singolarità, ha visto da una parte
i popoli affrontarsi in conflitti mai così estesi e cruenti e, dall’altra parte
lo svilupparsi di scienza e tecnologia poi portatrici di benessere rivolto alle
grandi masse di popolazione, le quali cambiarono il loro modo di vivere e di
pensare trovando un nuova vita migliore.
Con questo mi viene spontaneo
chiedermi quanto potrebbe essere stata più produttiva e progressista quella
prima metà del novecento se non avesse accolto i due conflitti mondiali.
Il secondo argomento al quale
vogliamo riconoscere importanza è, riguardo al settore dei trasporti in senso
globale, l’ultimo nato tra i mezzi o le macchine utilizzate per trasportare
merci e persone, quello considerato da tutti i popoli la novità che avrebbe
soppiantato qualsiasi sistema di trasporto e al quale le nazioni si sono
rivolte per soddisfare gli spostamenti per le loro economie, alla fine debba
fare un passo indietro, come tutte quelle novità che dapprima sembrano poter
risolvere qualsiasi problema ma poi doversi ridimensionare a rispetto di
giusti equilibri. Anche il trasporto su gomma, se vorrà contribuire
razionalmente al bene dell’umanità, sarà necessario che si integri sia con le
ferrovie che con le navi e gli aerei, da qui il nuovo della logistica. Le
moderne navi in grado di saper accogliere i mezzi numerosi, solcando
velocemente le autostrade sull’acqua facendo diminuire costi e inquinamento e
aumentando la sicurezza sulle strade, portando un positivo contributo alla
qualità della vita, come anche del lavoro dei camionisti manlevandoli dai
pesanti turni di guida e facendoli contribuire con un uso più moderno dei loro
automezzi. A questo possiamo aggiungere, se si integreranno modernamente i vari
sistemi di trasporto, che ogni novità riguardante un mezzo trascinerà anche gli
altri a seguirne la novità, dovendosi migliorare a loro volta in quanto, come
già accade in altri paesi, non ci potrà più essere un anello debole in questa
catena pena il fallimento di tutto il sistema di trasporto.
In questo lavoro, come
riferimento principale, abbiamo fatto uso della parola “passione”, questo
termine inteso non come classicamente accostato al significato di sofferenza o
del dolore, ma bensì come attrazione della persona a quello che le interessa
maggiormente per soddisfare anche le proprie ambizioni di lavoro e di
organizzazione della vita, sfruttando le proprie attitudini per far rendere
maggiormente i propri sforzi e le proprie fatiche. Penso che sia vivendo in un
ambiente idoneo alla propria indole che si ottiene la gratificazione di noi
stessi, eliminando quel senso di soggezione che, per esempio nell’ambiente di
lavoro fa sentire insicuro, estraneo e dunque passivo, chi deve compiere
qualsiasi attività che abbia bisogno appunto anche di iniziativa personale.
Restaurare e continuare a far vivere gli automezzi pesanti, cioè autocarri e
corriere, macchine ingombranti che, a differenza di motociclette e autovetture,
per appunto il loro utilizzo a fine carriera sono sfruttati molto e perciò
diventano carcasse sono soggetti a essere distrutti dalla fiamma ossidrica, al
taglio delle lamiere, quindi senza alcuna riconoscenza alla distruzione. Un
appassionato come me non accetterà mai per loro un destino così ingrato, è
troppo intenso il legame che unisce questi autocarri alle persone che li usavano per lavorare,
insieme hanno prodotto uno sforzo comune e, dunque, sarebbe come cancellare dalla memoria
la fantasia e il lavoro che le persone del tempo hanno profuso per progettare e
costruire quei mezzi con i quali hanno creduto e vissuto lavorando per
assicurare soprattutto agli altri membri delle società un benessere e una vita
migliori.
FIAT 690 N3
FIAT 682 N2 2a Sr. anno costruzione 1959
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